Comitato Bioetica condivide la normativa sull'accertamento della morte

Il Comitato nazionale di bioetica (Cnb) "riconosce che la legislazione italiana sull'accertamento della morte, corredata dalle attuali linee guida, è estremamente garantista e prudenziale e ha consentito alle strutture mediche di adottare una pratica omogenea".

La conferma della validità dei criteri adottati nel nostro Paese per l'accertamento della morte arriva da un nuovo parere del Cnb, approvato all'unanimità fatta eccezione per un voto contrario, che va a integrare il documento sul tema redatto dallo stesso Comitato nel 1991.

"Dopo un'ampia analisi di carattere sia clinico che etico, che ha tenuto conto delle diverse argomentazioni - si legge in una nota dell'organo governativo della bioetica - il Cnb è giunto alla conclusione che sia lo standard neurologico che quello cardiopolmonare sono clinicamente ed eticamente validi per accertare la morte dell'individuo ed evitare in modo certo la possibilità di errore".

In particolare, il Comitato "per quanto riguarda i criteri neurologici ritiene accettabili solo quelli che fanno riferimento alla 'morte cerebrale totale' e alla 'morte del tronco-encefalo', intese come danno cerebrale organico, irreparabile, sviluppatosi acutamente, che ha provocato uno stato di coma irreversibile, dove il supporto artificiale è avvenuto in tempo a prevenire o trattare l'arresto cardiaco anossico".

"Il Comitato, tuttavia ritiene che le spiegazioni all'opinione pubblica di questo concetto andrebbero corrette e aggiornate soprattutto sotto il profilo terminologico con definizioni oggi più rispondenti alla corrente pratica clinica".

"I criteri adottati richiedono inoltre la condizione che sia rispettata l'osservanza rigorosa e meticolosa e i pre-requisiti clinici della metodologia, delle procedure e del ricorso eventuale ai test confirmatori. Si raccomanda proprio a tal fine il massimo di uniformità nei protocolli sia per lo standard cardio-polmonare che per quello neurologico, che allo stato appaiono di sovente difformi da Paese a Paese, ingenerando confusione nell'opinione pubblica con ricadute negative sulla considerazione relativa all'attendibilità dei criteri stessi".

Soprattutto la critica del Cnb "è nei confronti di quei protocolli, presenti in altri Paesi, che stabiliscono l'avvenuta morte del paziente con standard cardio-polmonare in base a tempi di accertamento fortemente ridotti (tra i 2/5 minuti). Il rischio - secondo il Comitato - è che il paziente possa ancora 'essere vivo', non essendo sufficiente il brevissimo lasso di tempo intercorso dall'arresto cardiaco per dichiarare la perdita irreversibile delle funzioni dell'encefalo".

Il Cnb richiama infine "l'attenzione sul rispetto della 'regola del donatore morto' nell'ambito della donazione e del prelievo di organi che non deve tradursi nella 'regola del donatore morente'".

Mentre il resto del mondo si preoccupa di indagare sugli effetti connessi ai progressi ed ai risultati della biologia sintetica e, più in generale, delle tecnologie convergenti, in Italia si continua pervicacemente a girare intorno alle tematiche di inizio-vita e fine-vita”. Così Luca Marini, vice presidente del Comitato Nazionale per la Bioetica (CNB) e presidente del Centro di studi biogiuridici “ECSEL”, commenta l’approvazione del documento del CNB sui criteri di accertamento della morte. “Non ho potuto partecipare alla riunione ma mi sarei astenuto dal voto e anche questa volta non avrei mancato di sottolineare la distanza scientifica e culturale esistente tra i contenuti del dibattito bioetico nazionale e di quello internazionale. Da anni mi batto per cercare di spostare l’attenzione della bioetica ufficiale verso le nuove priorità che emergono con forza dall’avanzamento della ricerca scientifica e, conseguentemente, delle tecnologie; ma in Italia è difficile sradicare la disposizione, e in molti casi la convenienza, a dibattere i temi bioetici esclusivamente in funzione della loro spendibilità politica ed emozionale e, quindi, della loro idoneità a procurare la maggiore visibilità, anche personale, sulla scena bioetica. E intanto, problematiche di grande ed emergente rilievo bioetico, come quella delle neuroscienze, non vengono prese in considerazione, malgrado le attese della comunità scientifica interessata e del pubblico. Recentemente, ho cercato di sollecitare l’interesse del CNB anche verso la biologia sintetica, nei cui confronti hanno manifestato attenzione il Ministro della Salute e il Ministro dell’Università e Ricerca. Ma anche a questo tema il CNB non ha ritenuto di dare seguito, con ciò confermando, a mio avviso, la distanza scientifica e culturale con la bioetica mondiale nonché gli interrogativi sulla perdurante utilità dei dibattiti in corso”.

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