Direttive anticipate: aspetti etici e legali

Le direttive anticipate come strumento centrale del percorso di pianificazione anticipata delle cure: questo il tema del seminario tenutosi il 23 ottobre 2006 a Firenze, voluto e organizzato dal Gruppo di Etica di Careggi per la Leniterapia (GR.E.CA.LE) di cui fanno parte medici,infermieri ed altri operatori sanitari, coordinato dal Dr. A. Lopes Pegna e dalla Dr.ssa M.Orsi.

Durante l’incontro è stato ampiamente ribadito il concetto che le direttive anticipate non devono essere considerate né rappresentare un mero dettato burocratico per indirizzare l’agire medico quando il paziente non è più capace di esprimere autonomamente le proprie volontà, ma l’esemplificazione di un processo comunicativo per orientare le decisioni riguardanti le scelte terapeutiche, nel quale il cittadino, con le sue volontà e il suo vissuto, acquista la dovuta centralità etica.
Il dibattito ha messo in luce potenzialità e criticità di questo strumento, grazie anche alle significative relazioni svolte da R. Cecioni, M. Barni, e all’interlocuzione pacata e informata di Ignazio Marino, presidente della Commissione Sanità del Senato e firmatario di una delle proposte di legge ora in discussione.
Tra le tante riflessioni e le criticità evidenziate anche da M.Orsi, a nome del gruppo di FILE che sta lavorando su proposte di modifica al disegno di legge in discussione, due le necessità emerse dal seminario.
La prima, quella di affrontare tali questioni centrali per la tutela dei diritti delle persone a partire da una chiarificazione concettuale delle problematiche etiche in gioco, avendo cura, dunque, di tenere distinte richieste ed istanze etiche che rispondono ad esigenze e contesti in nessuna maniera sovrapponibili: evitare dunque che la questione dell’eutanasia continui a funzionare da pretesto per arginare qualsivoglia avanzamento nella direzione della valorizzazione delle autonomie individuali in questo ambito.
Egualmente urgente è arginare il fenomeno dell’accanimento terapeutico, obiettivo raggiungibile solo a condizione che si abbia ben chiaro che non solo i parametri oggettivi possono contribuire a definire tale atteggiamento una “violenza contro la persona”, ma che ogni strumento che la medicina può utilizzare per sostenere i processi vitali altrimenti insufficienti può divenire inappropriato qualora la persona ,oggetto dei trattamenti, non sia disposta a continuare la propria esistenza.
Molto interessanti sono risultate le relazioni di P. Innocenti (Direttore Neurorianimazione) e della caposala C. Bigazzi, sulle esperienze di confronto con familiari e fiduciari,in caso di pazienti in coma, di P. Morino (Responsabile U.Cure Palliative) sulla pratica della pianificazione anticipata delle cure, di A. Lopes Pegna (Direttore Pneumologia) sulla diatriba relativa all’idratazione e nutrizione artificiale, e le considerazioni di A. Panti (Pres.Ordine dei Medici) in merito alle proposte di modifica del Codice Deontologico dei Medici. Per maggiore chiarezza, è stato distribuito anche un glossario dei termini maggiormente utilizzati a proposito delle cure di fine.

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