Il dolore nel rapporto medico paziente

Il dolore non è una fatalità: il dolore si può evitare.

Il dolore può essere collegato ad una malattia, ma può anche essere provocato dai trattamenti sanitari che il medico deve usare per curare la malattia.
Il dolore può essere un segnale d’allarme utile per la comprensione della malattia: ma molti dolori sono inutili e devono essere eliminati.
Alcuni tipi di dolore sono legati a situazioni di disagio nei rapporti con gli altri: ne scaturisce una situazione che deve essere riconosciuta come problema e trattata non solo farmacologicamente. E’ importante esprimere le proprie emozioni, paure, timori ad un medico che ti può ascoltare e comprendere. Poiché il medico possa comprendere che cosa si prova: è necessaria la collaborazione del paziente ed è importante che il dolore venga comunicato per come viene percepito.
Ogni persona conosce il suo proprio dolore ed è importante che lo esprima e che sia creduto.
Non si tratta di essere forti o deboli o rassegnarsi alla sofferenza: i medici e gi infermieri possono aiutarti a ridurre il dolore fino a renderlo sopportabile utilizzando vari metodi.
Come fare e dove andare per ricevere un trattamento per ridurre il dolore: ogni cittadino ha il diritto di conoscere le modalità, i servizi e le tipologie di trattamento del dolore cui può accedere in modo confidenziale e gratuito.
Quando si ha meno paura si prova meno dolore: spesso il dolore è associato alla paura di quello che può succedere (un esame invasivo, un intervento chirurgico, un distacco dal proprio ambiente di vita….).
Il cittadino ha diritto di conoscere ciò che gli/le viene proposto come trattamento sanitario e deve poter esprimere le sue emozioni, le sue paure, i suoi timori in un setting rassicurante e confidenziale.
Chi sa quale e quanto dolore prova è solo la persona che lo vive: varie sono le modalità e le tecniche con cui si può “misurare” il dolore, ma ogni cittadino ha il diritto che gli operatori sanitari gli/le credano quando ne parla.
Se lo desidera, può decidere di coinvolgere anche un’altra persona di fiducia per sentirsi più sostenuto e più facilmente compreso nei suoi bisogni sia biologici che psicologici e sociali.

A cura di G. Mieli, M.Orsi, L.Polenzani

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