"Non supererà i vent'anni." È la sentenza del medico che, nel 1963, diagnostica a Piergiorgio Welby la distrofia muscolare progressiva. Ma si sbaglia. Piergiorgio attraversa gli anni Sessanta e Settanta abbandonandosi a ogni sorta di eccesso per dimenticare il proprio destino. Si sposa e aspetta, la fine, che non arriva. Negli anni Ottanta perde l'uso delle gambe. Poi l'ultimo stadio: insufficienza respiratoria. Va in coma. Si risveglia nel reparto rianimazione dell'ospedale Santo Spirito, tracheostomizzato, immobilizzato.
Dietro una malattia di normale amministrazione, dietro un dolore inspiegabile o un pianto si nascondono spesso delle angosce, delle paure e dei fantasmi di cui il paziente non ha precisa coscienza o preferisce disfarsi rimuovendoli. L'autore interpreta e svela la comunissima realtà, offrendo l'opportunità di arricchire il dialogo fra medici e malati, illuminandone gli angoli oscuri, per far sì che il processo di guarigione possa essere percorso tutto e con tutti gli strumenti possibili.
Aldilà di tutti i trattamenti e di tutte le pratiche mediche secondo il Professor Zarifian, nessuna guarigione può essere del tutto completa se, durante il periodo di cura e quello successivo, non s'instaura una relazione umana particolare, una vera alchimia fondata sul dialogo e l'ascolto tra il malato, i suoi cari e il medico. Esplorando il sorprendente cammino della guarigione, l'autore mostra quanto sia importante e fondamentale il rapporto di fiducia e ascolto che si instaura tra il medico e il suo paziente, un rapporto troppo spesso negletto o sottovalutato dalla moderna medicina.
In questi ultimi anni la scienza del dolore ha compiuto notevoli progressi. Sono stati meglio indagati i meccanismi che lo governano e sono stati messi a punto nuovi farmaci che hanno ridotto notevolmente le controindicazioni dei tradizionali antidolorifici. Quello che però ancora fatica a cambiare è il modo in cui viene effettivamente affrontata, giorno dopo giorno, la sofferenza dei malati.