Biotestamento: appello e spot medici per diritto a no cure

"Io non costringo, curo'': è questo l'appello, promosso dalla Fp-Cgil e della Fp-Cgil Medici e lanciato dai medici e dagli operatori sanitari - gli unici, peraltro, che possono sottoscriverlo - per la libertà di scelta sul testamento biologico e contro l'accanimento terapeutico. Tra i primi firmatari ci sono anche l'oncologo Umberto Veronesi, il chirurgo e senatore del Pd Ignazio Marino, presidente della Commissione d'inchiesta sul sistema sanitario nazionale e l'anestesista Amato De Monte, alla guida dell'equipe che interruppe l'alimentazione e l'idratazione di Eluana Englaro.

L'iniziativa, rivolta ai lavoratori della sanità, ha spiegato il segretario della Funzione Pubblica Cgil, Rossana Dettori, vuole anche servire ad aprire un dibattito sull'etica. E la campagna sarà portata all'attenzione dei medici degli gli ospedali ma anche degli studenti di medicina. I medici, si legge nell'appello, ''non vogliono una legge che costringa a mantenere in vita con tecnologie straordinarie o sproporzionate chi ha deciso di rifiutarle in modo consapevole e non ha più una ragionevole speranza di recupero''.

Non vogliono poi ''calpestare, per scelte legislative ideologiche, la deontologia professionale e la stessa Costituzione che garantiscono il rispetto della volontà dell'individuo sulle terapie da effettuare''. Con un messaggio inviato ai promotori dell'iniziativa, presentata ieri a Roma, Veronesi spiega che ''la libertà dell'uomo, in vita come in malattia'', è un valore nel quale crede molto e si dice convinto ''che l'impegno unanime di scienza, diritto ed etica contribuirà positivamente alla sensibilizzazione dei diritti dell'uomo, alla qualità dell'esistenza e alla libertà decisionale dell'individuo di fronte a temi così delicati e complessi come quelli di fine vita''. Il disegno di legge sul biotestamento sarà esaminato alla Camera il 21 febbraio prossimo e, ha spiegato Massimo Cozza, segretario nazionale Funzione Pubblica Cgil Medici, ''prima della fine della discussione in Aula presenteremo le firme al presidente Gianfranco Fini''.

Non ha nascosto la sua preoccupazione la neurologa Daniela Tarquini, direttore Uoc neurologia del Nuovo Regina Margherita di Roma, fra le prime firmatarie dell'appello. ''Il rifiuto delle cure non prevede limiti, perchè le cose dovrebbero cambiare nel momento in cui si perde coscienza? E' un'ipotesi inammissibile'' ha affermato. ''Nel momento in cui si perde lo stato di coscienza si perdono anche i diritti che vanno automaticamente a chi ha vinto le elezioni?'', si chiede Marino, auspicando un ''ripensamento, una riflessione su questo tema'' senza nascondere la preoccupazione sugli effetti che le nuove norme potranno avere in termini di nuovi ricorsi alla magistratura ''che dovrà cambiare una legge che è contro la nostra Costituzione''.

Fonte: ANSA

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